… l’arte di vivere con sé stessi e di vivere con gli altri e per gli altri. [rif.1]
Il Premio Giuliano Mazzoleni è stato istituito, su indicazione unanime dei membri della nostra Associazione, recentemente, per onorare la memoria di Giuliano Mazzoleni, amico e socio valoroso, morto nell’estate del 2019, vigoroso testimone dei valori e del compito primario di Ariele.
L’attività di ricerca e di decisione relativa alla scelta dei contributi da premiare è stata gestita da un gruppo di lavoro composto da socie e soci della nostra Associazione e presieduto da Fulvio Carmagnola, Filosofo, Docente di Estetica all’Università di Milano Bicocca.
Il Premio Giuliano Mazzoleni si articola in tre sezioni, dedicate rispettivamente a un saggio antropsicosociologico, ad un saggio su problematiche organizzative e, infine, ad una opera cinematografica interpretante problematiche di natura sociale.
[rif. 1 > Silvana Tacchio, “Giuliano Mazzoleni. Un ricordo laico con immenso rimpianto e gratitudine”]
PRIMA SEZIONE
Premio per un saggio su problematiche di scenario attribuito a Stefano Bolognini per il saggio: “Nuove forme psicopatologiche in un mondo che cambia: una sfida per la psicoanalisi del XXI secolo” | Rivista di Psicanalisi 19.4
Il saggio di Stefano Bolognini affronta il tema del cambiamento delle forme patologiche contemporanee con un approccio che, da una parte, rigorosamente interpreta con uno sguardo psicanalitico le forme del malessere del nostro tempo e, dall’altra, con una riflessione che si dispiega ad ampio raggio su alcune fenomenologie antropsicosociologiche caratterizzanti il cambiamento dei pazienti e le conseguenze sulle condizioni in cui oggi operano gli analisti nella stanza di analisi.
Merito peculiare della ricerca di Stefano Bolognini è l’attenzione alla relazione ricorsiva e sistemica tra mondo interno dei pazienti e società civile tutta. Tale sguardo si nutre di un approccio ontologicamente transdisciplinare ed è caratterizzato con un richiamo – peraltro non super egoico – alla comunità tutta degli analisti verso una vigile attenzione alle forme di diniego di tale relazionalità tra mondo interno e mondo della vita ordinaria contemporanea, tutt’ora diffusamente presente nella comunità di chi ha responsabilità di cura.
SECONDA SEZIONE
Premio per un saggio su problematiche socio organizzative attribuito a Fabio Cecchinato per il saggio: “Il benessere all’interno dell’impresa. Quattro ipotesi sulla felicità al lavoro” | Persone e Conoscenze n. 141
Il saggio di Fabio Cecchinato propone una riflessione incisiva sulla natura del lavoro nelle organizzazioni contemporanee e sulle condizioni attraverso le quali si può perseguire la felicità anche nel contesto professionale.
L’Autore individua a tal fine 4 dimensioni che vanno presidiate: il piacere di pensare e di esercitare l’intelligenza, il riconoscimento del proprio contributo, la sostenibilità psicofisica e la qualità etica
dell’esperienza di lavoro. Attraverso una riflessione che adotta categorie psicoanalitiche, sostiene la necessità per l’organizzazione di farsi carico del malessere degli individui che in essa operano, indicando questa come una prospettiva etica irrinunciabile.
Il contributo si inserisce in una più ampia posizione critica che l’Autore ha assunto in questi anni, nei confronti della retorica managerialista, riflettendo, in diverse pubblicazioni, sul “neomanagement” e sul primato del business nel processo di generazione di senso nelle imprese contemporanee.
TERZA SEZIONE
Premio per una opera cinematografica interpretante problematiche di natura sociale.
“L’Apprendistato”. Regia di Davide Maldi.
Un racconto di formazione costruito con rigore e padronanza del mezzo espressivo, non disgiunti da un’apprezzabile empatia per il personaggio principale. L’equilibrio tra la componente documentaristica della narrazione, pur prevalente, e le sottili sfumature di regia, dimostra una notevole capacità di caratterizzazione psicologica e accompagna il percorso di apprendistato del giovane protagonista e dei suoi compagni in modo partecipato e coinvolgente. L’assunto che emerge con evidenza è che la formazione (non solo quella che viene comunemente definita “professionale”) è certamente una redistribuzione di saperi ma anche una delicata opera di contenimento emotivo, in particolare quando si rivolge a chi attraversa la fase adolescenziale della vita, con le sue fragilità e le sue incertezze.
Giuliano Mazzoleni.
Un ricordo laico con immenso rimpianto e gratitudine
Giuliano Mazzoleni, amico e socio fondatore di Ariele, è stato sempre un uomo appassionato della pòlis, un uomo onesto e generoso, tessitore di buone ed efficaci relazioni, coerente con i valori laici dell’Illuminismo e del Socialismo, lettore meticoloso, studioso profondo, intellettuale raffinato, formatore empatico, consulente rigoroso, maestro prezioso, i cui originali insegnamenti e scritti hanno lasciato un segno importante nello sviluppo del pensiero psicosocioanalitico, applicato alla vita degli individui nelle organizzazioni e nella pòlis .
Lo testimonia il suo costante impegno, a cominciare dagli anni ’60, come socio fondatore del Circolo Culturale “Gaetano Salvemini”, circolo laico per la libertà della cultura, quale valore supremo e non negoziabile da tradurre in una prassi coerente e in seguito, negli anni ’80, come socio fondatore del Centro culturale ”Nuovo Progetto“ con la finalità di promuovere e diffondere un’idea di cittadinanza non conformista, socievole, tollerante, responsabile, critica, che valorizza, insieme, le diversità degli individui e i loro legami, il libero sviluppo della personalità e la solidarietà sociale, la cultura dei diritti umani e dei doveri sociali, civili e politici, della legalità e della pace fra i popoli, che danno un senso insostituibile alla vita.
Va dato ancora merito a Giuliano Mazzoleni di aver realizzato, negli anni ’90, con un gruppo di psicosocioanalisti di Ariele, l’esperienza di ricerca e di formazione nella pubblica amministrazione di un comune lombardo, a seguito della quale le analisi e le riflessioni sono state condensate nel libro “La modernizzazione difficile”, sulla formazione e il cambiamento culturale nel management di un ente locale. L’intervento ha inteso lanciare una grande sfida alla burocrazia disfunzionale, all’immobilismo strutturale, alla deresponsabilizzazione di certi dirigenti e funzionari pubblici, all’inerzia o all’impotenza decisionale, agli sprechi, all’autoreferenzialità, alle connivenze sindacali e alla mancanza di riconoscimento del merito. Il suo è stato un contributo prezioso rivolto non solo agli amministratori, ai consulenti, ai formatori, ma anche ai comuni cittadini italiani perché ne prendessero consapevolezza. E il libro è ancora di un’attualità incredibile.
Insieme ad amici ed amiche del Centro storico di Bergamo Alta si è tenacemente impegnato nel quartiere di residenza, realizzando mostre, convegni, dibattiti, manifestazioni di piazza, per salvaguardarne l’identità sociale, culturale ed economica e infondere una vitalità consapevole tra gli abitanti, antidoto al rovinoso fenomeno di gentrification .
Profondamente riformista ha supportato con fermezza e determinazione la sua lunga militanza politica avvalendosi dell’approccio della psicosocianalisi, per promuovere un reale potere decisionale degli iscritti e delle iscritte, in modo da contrastare la vischiosità delle trame correntizie e il potere dei capi corrente.
In Ariele, insieme a soci e socie, è stato animatore del gruppo di ricerca Pòlis con particolare sollecitazione e interesse negli ultimi anni al fenomeno del “Fascismo nella cultura italiana”, al “Faticoso lavoro della memoria” e alla demitizzazione della narrazione di “Italiani , brava gente” o nell’esplorazione del “Ruolo del Sindaco”, come figura, in cui si condensano la complessità della democrazia delle relazioni e la pluralità dei bisogni di sicurezza e di benessere dei cittadini o ancora nell’indagare le “Paure contemporanee” declinate nelle innumerevoli manifestazioni sociali, culturali, economiche, geopolitiche, religiose ecc e le reazioni difensive individuali e collettive, che attraversano la contemporaneità e non trovano contenitori istituzionali adeguati ad accoglierle e ad elaborarle.
In qualità di formatore e consulente di comportamento e sviluppo organizzativo ha maturato una particolare sensibilità e interesse ai temi della leadership, della negoziazione e della gestione del tempo, questioni che attengono specificamente alle caratteristiche della sua personalità e della sua prassi quotidiana, sostenute da un approccio psicodinamico , riflessivo ed esperienziale, per fornire agli utenti e ai clienti l’opportunità di mettere in discussione assunti consci ed inconsci e acquisire una nuova consapevolezza, competenze e capacità, a supporto di un impegno verso un cambiamento individuale e collettivo possibile.
Ha viaggiato molto, curioso, com’era, delle diversità. Chiedeva e si trasformava in sociologo e antropologo, allo stesso tempo, alla ricerca di contatti umani. L’approccio era sempre quello di non perdere l’occasione di conoscere e riconoscere lo straniero nella sua identità e nella sua cultura di appartenenza. Era capace di costruire un processo speculativo ed emotivo di apertura, comprensione e solidarietà.
Era attratto dalle ibridazioni, dagli intrecci, dalle contaminazioni, anche se la sua voglia di essere nomade necessitava di piantare di tanto in tanto una “tenda”, in cui metabolizzare la sorpresa e l’imprevisto.
Ne fanno testimonianza gli innumerevoli libri della sua biblioteca pieni di post- it e di annotazioni, i suoi appunti scritti fittamente e i suoi tempi dilatati di accedere alla decisione di esporsi a nuove esperienze, a nuovi progetti, a nuove speculazioni.
Giuliano Mazzoleni aveva imparato dai suoi genitori l’arte della precisione e della cura. La mamma, sarta, con i suoi gesti misurava, osservava, ascoltava, modellava, imbastiva, cuciva, ricuciva e il papà, barbiere, insaponava, radeva, lavava, tagliava, frizionava, accomodava: mestieri antichi e nobili, che richiedono controllo, concentrazione, accuratezza, armonia, creatività, pazienza, molto simili al processo della scrittura, della consulenza e forse dell’arte di vivere con se stessi e di vivere con gli altri e per gli altri.
Silvana Tacchio 30.04.2021