Il “laboratorio degli autocasi” è la prima – e la più duratura – modalità di lavoro in gruppo proposta dalla Scuola di Ariele fin dalla sua fondazione.
Rappresenta la rielaborazione, compiuta da Luigi (Gino) Pagliarani, della metodologia del Gruppo Balint; nasce come gruppo di “socioanalisi didattica” (ne parla G. Pollina in Gruppo di lavoro, gruppo operativo, a cura di G. Pollina e P. Magatti, pp. 208-210) e si consolida come “bottega di socioanalisi”, a sottolineare la natura operativa dell’apprendimento della teoria (psico)socioanalitica.
Obiettivi del laboratorio
Adottata, fin dall’inizio, dalla Scuola di Ariele, il laboratorio è stato utilizzato anche nel Master in consulenza al ruolo e sviluppo organizzativo quale tecnica insostituibile per l’apprendimento dell’esame di realtà quale modalità principale di indagine psicosocioanalitica.
L’obiettivo nei confronti del “cliente” (ogni partecipante, a turno, è portatore del caso, cioè del suo “auto-caso”) è quello di offrire la possibilità di un’analisi più articolata di una situazione problematica, che solitamente riguarda la gestione del ruolo e, nello specifico, problematiche relazionali di ruolo (principalmente con il capo o i collaboratori, ma spesso con i colleghi, il gruppo di lavoro o di progetto, i clienti ecc.).
L’obiettivo per il gruppo che discute l’auto-caso di un partecipante è quello di “imparare facendo” (learning by doing), approfondendo l’attenzione, la capacità di ascolto attivo, l’esercizio del riconoscimento delle informazioni (fornite dal portatore del caso e dal proprio controtransfert) e della formulazione di ipotesi di lavoro che consentano di pervenire ad una comprensione della natura della problematica alla base del caso.
Modalità di lavoro
Il laboratorio è uno spazio di apprendimento in cui viene affrontato, in modo strutturato, un auto-caso di lavoro vissuto come problematico e portato da un/una partecipante.
L’analisi dell’autocaso permette al cliente di riflettere sui propri filtri percettivi e sui propri stereotipi. La percezione è il filtro tra noi e il mondo, contribuisce in modo determinante a creare la nostra “mappa” del mondo in base alla quale affrontiamo le situazioni. Ma la mappa, tendenzialmente auto – confermante, non è il mondo.
L’esame dei 4 livelli dell’indagine psicosocioanalitica (“dichiarato”, “presunto”, “effettivo” e auspicabile”) permette al cliente di costruire una più completa percezione della realtà che può promuovere un passo in avanti nella capacità di lavoro/gestione del ruolo, ma anche in un maggiore o nuovo benessere.
Il laboratorio può avere diversi formati, durate e frequenze. Solitamente le sessioni sono di 3 o 4 ore, a distanza di alcune settimane o di un mese l’una dall’altra, nel corso di una sessione possono essere discussi uno o due casi, i casi possono essere ripresi successivamente e anche preannunciati dal partecipante che intende usufruire di tale possibilità.
Vantaggi dell’esperienza
Il laboratorio è dunque volto a:
- offrire uno spazio riflessivo e di scambio;
- stimolare l’apprendimento dalle proprie e altrui esperienze, valorizzando contributi e auto/etero-riconoscimento;
- fare della riflessione sulla propria esperienza per aprirsi verso una maggiore proattività progettuale;
- stimolare a una maggiore consapevolezza organizzativa e motivazione ad operare nel proprio contesto professionale.
Destinatari
Il laboratorio è una modalità di lavoro e apprendimento in gruppo utilizzabile da un’ampia gamma di partecipanti.
È particolarmente indicato per coloro che si trovano ad operare in un nuovo o modificato contesto professionale e organizzativo:
- neoassunti
- situazioni di cambio di ruolo o di
- fusione/acquisizione di aziende o parti di esse
- giovani capi
- responsabili di progetto
- partecipanti a team interfunzionali o di progetto
- e più in generale che intendano arricchire la consapevolezza della propria azione, in termini di efficacia e impatto relazionale e organizzativo.