Chi siamo ARIELE - ASSOCIAZIONE DI PSICOSOCIOANALISI Nella mente e nel cuore dell'individuo e delle organizzazioni. Chi siamo Formazione FORMAZIONE Scopri le proposte formative di Ariele per l’individuo, il gruppo e le organizzazioni elaborate in trent’anni di esperienza. Entra nella sezione Lorem WELFARE Ariele, in partnership con piattaforme di welfare, offre le proprie competenze per supportare il benessere degli individui nelle organizzazioni. Scopri i progetti Lorem INTERVENTI Ariele, attraverso le competenze dei propri soci, offre alle organizzazioni ed enti proposte e format di intervento progettate e personalizzate in base alle esigenze rilevate. Approfondisci la proposta Lorem ARIELE “INCONTRI” Ariele “Incontri” è una sezione dell’associazione che stimola l’incontro di psicoanalisti e studiosi di altre discipline per approfondire temi di natura psicologica coerenti con l’approccio psicosocioanalitico. Scopri le proposte Lorem SCUOLA DI CONSULENZA AL RUOLO La Scuola offre strumenti ed uno spazio di apprendimento e di riflessione per approfondire le competenze relazionali, gestionali e progettuali necessarie per diventare consulenti al ruolo organizzativo. Leggi i programmi

Colloquio di Ariele

Per il centenario dalla nascita di Luigi Pagliarani:

Dall’intersoggettività negata alla generatività

L’attualità del pensiero di Luigi Pagliarani

C’è una sfida nelle cose, nei rapporti umani …” diceva Luigi Pagliarani, Gino per noi che lo ascoltavamo nei convegni, nei seminari, nella penombra del suo studio, penna e blocco notes alla mano. “C’è una sfida nei rapporti internazionali e anche interpersonali e intrapsichici che, a saperla raccogliere …” Ricordo che rimanevamo come appesi alle sue parole, aspettando l’esito di una frase, fra le altre, che avremmo poi rimuginato e discusso: “che, a saperla raccogliere, potrebbe aiutare a realizzare la “realtà dell’utopia””, chiudeva.

Era in questo modo che ci chiamava a raccolta, invitandoci all’ “azione nel qui e ora”, per inseguire la possibilità di un’umana bellezza, dove gli individui non smarriscono mai la percezione della presenza dell’ “Altro”

La “realtà dell’utopia”, non è affascinante? Non vale la pena di rifletterci su?

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Scuola di consulenza al Ruolo

La prima edizione del Master in consulenza al ruolo

risale al 2006.

A partire da quella data Ariele ha formato circa 200 counselor.

Il master è rivolto a:

  • Manager, HR manager, Professional, Project manager desiderosi di ampliare e potenziare le proprie competenze nella gestione del ruolo, dei gruppi e delle organizzazioni di competenza;

  • Consulenti e formatori che vogliono acquisire nuove chiavi di lettura delle dinamiche organizzative e nuovi strumenti di intervento;

  • Persone interessate a diventare Professional Counselor Organizzativo (legge n. 4/2013)

La partecipazione al master triennale prevede

I seguenti riconoscimenti formali

  • Al termine del 1° anno sarà riconosciuto il Diploma in abilità di Counseling accreditato da Assocounseling

  • Al termine del 3° anno il Diploma Triennale di Formazione in Counseling per sostenere l’esame di valutazione per diventare Professional Counselor presso Assocounseling (ai sensi della legge n.4/2013 che regola le professioni non ordinistiche)

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Psicoterapia progettuale

La psicoterapia progettuale è un percorso terapeutico che si basa sulla teoria e la prassi psicosocioanalitiche.

La psicosocioanalisi considera la persona nella sua unicità, in cui si coniugano e si integrano l amare (la vita emotiva e affettiva) con il fare (la vita lavorativa, l’autorealizzazione professionale).

L’identità non è statica ma in progressiva trasformazione: l’individuo è in un continuo percorso, connotato da una pluralità di relazioni inter-soggettive con le quali definisce e ri-definisce il suo stare nel mondo in relazione con lo scenario in cui è inserito.

La contemporaneità che viviamo (Covid, guerre, crisi economiche e sociali), segnata da profonda incertezza, precarietà e insicurezza, ha svelato la nostra fragilità e la nostra vulnerabilità.

Il soggetto esperimenta un senso di vuoto, di mancanza, di perdita di identità, che si manifestano in sintomi psicosomatici (attacchi di panico, crisi d’ansia, disturbi alimentari, insonnia) e/o nella incapacità di interagire con il mondo in senso generativo e progettuale (depressione, perdita di senso, bassa autostima, sensi di colpa, sfiducia verso gli altri, isolamento, solitudine, rabbia).

Le relazioni diventano faticose, conflittuali, superficiali o utilitaristiche, vengono meno il rispetto, l’empatia e l’ascolto dell’altro.

Per la Psicosocioanalisi la progettualità prima ancora che una teoria o una tecnica appartiene ad una cultura che identifica nell’essere alla vita l’occasione unica di investimento del proprio valore nelle forme più coraggiose ma anche più appropriate alla realtà.

La progettualità non è solo accompagnata dall’angoscia dell’incertezza (errori, insuccessi, delusioni, rinunce ecc), è simultaneamente attraversata dall’angoscia della bellezza, intesa come difficoltà a esprimere il proprio sé, a censurare le proprie potenzialità, a negare i propri desideri, a non dare voce al proprio puer interno, che rappresenta l’istanza progettuale e generativa di ogni individuo sin dalla nascita.

La progettualità diviene il filo rosso del processo di apprendimento, considerato non tanto come qualcosa di aggiuntivo alla propria crescita, ma come il fattore costitutivo del rapporto con la propria vita privata e pubblica.

La psicoterapia progettuale si pone pertanto l’obiettivo di aiutare il soggetto a liberarsi dagli stereotipi, dalla coazione a ripetere, a dare un nuovo senso alla propria esistenza e a realizzare responsabilmente una vita di relazione, privata e professionale, appagante e creativa.

Lo psicoterapeuta con approccio psicosocioanalitico non ha un‘ottica puramente diagnostica ma entra in relazione con il paziente (co-transfert), attivando un percorso riflessivo e trasformativo.

La psicoterapia progettuale si pone come psicoterapia breve, incisiva e portatrice di effettivo cambiamento. Naturalmente trattandosi di un percorso terapeutico, e quindi di un processo, la durata dipende dalla relazione che si viene a creare nel setting terapeutico. E’ responsabilità del terapeuta prendersi cura del paziente e dei suoi tempi e contenere il percorso terapeutico e la sua durata.

Immagine: Freedom di Zenos Frudakis

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Parlare ti fa bene

e parlare è già curare…

Viviamo in un momento storico particolarmente difficile per tutti: la pandemia ci ha costretti a vivere isolati e a celarci dietro una maschera, conducendoci a una perdita dei contatti umani, sia a livello professionale che affettivo/amicale: siamo stati forzati a interagire con i nostri colleghi e con i nostri affetti solo attraverso il freddo schermo di un computer. Abbiamo perso il piacere del contatto fisico, della convivialità, del calore della relazione.

A ciò si aggiunge oggi l’ansia per una nuova guerra a cui mai avremmo pensato di assistere e che rende precario il futuro nostro e dei nostri figli. Tutto questo non è senza effetti sulla nostra salute mentale perché provoca delle fratture psichiche, un senso di precarietà e di incertezza che possono diventare intollerabili.

Infermieri e medici hanno vissuto una situazione di forte stress lavorativo, con turni massacranti e un contatto con la sofferenza e la morte mai conosciuti prima. I lavoratori hanno sperimentato la precarietà del posto di lavoro, che ha messo in crisi la loro identità e il senso di appartenenza ad una comunità.

Gli adolescenti hanno perso la rete di relazioni quotidiane vis à vis che consente loro di definirsi attraverso il contatto con l’altro. Gli insegnanti si sono trovati a strutturare un insegnamento a distanza attraverso un canale freddo.

Ne consegue un ripiegamento su se stessi, una perdita della capacità di dare significato alla propria esistenza, con un indebolimento della capacità progettuale sia a livello individuale che collettivo. C’è un grande bisogno di essere ascoltati, di poter parlare delle proprie ansie, ma spesso c’è la difficoltà a farlo, una sorta di riserbo che si accompagna alla sensazione che gli altri, a loro volta assorbiti dalle proprie preoccupazioni, non siano predisposti all’ascolto.

Gli psicosocioanalisti di Ariele propongono un “contenitore” dove sia possibile parlare ed essere ascoltati al fine di dare voce e senso al proprio disagio, di legittimarlo, in quanto le fragilità appartengono ad ogni essere umano, di poter ritrovare la capacità di dare una svolta generativa e progettuale alla propria esistenza.

Immagine: A. Giacometti

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ARIELE C’É


Come Associazione abbiamo avvertito il valore di chiamata esercitato dall’epidemia di Covid-19. La nostra iniziativa si sta esprimendo in tre direzioni fondamentali:

  1. Interventi pro-bono.
  2. Collaborazione con Organizzazioni e Istituzioni attente al dopo crisi.
  3. Nuove modalità di erogazione dei programmi formativi.

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