Le competenze che connotano lo psico-socioanalista
Per poter comprendere ciò che veramente connota e rende distintivo il bagaglio di competenze dello psicosocioanalista, è necessario focalizzarsi sui punti caratterizzanti la psicosocioanalisi, ovvero ciò che gli altri approcci non considerano e non utilizzano, anche solo parzialmente.
Lo psicosocioanalista apprende nell’esperienza con i propri interlocutori, siano essi individui, gruppi, organizzazioni, la società nel suo insieme (polis), in relazione ai diversi obiettivi.
Il modello che ci guida è la “finestra psicosocioanalitica”, proposta da Luigi (Gino) Pagliarani* (inserire in fondo), muovendoci circolarmente dall’amare al fare, dalla psicoterapia progettuale allo sviluppo organizzativo, al fine di comprendere pienamente la persona e offrirle l’aiuto necessario.
Lo psicosocioanalista è colui che con atteggiamento e postura clinica, aiuta:
- le donne e gli uomini, nel dare significato alla propria “bellezza” attraverso la ricerca di nuove evoluzioni utili a riprogettare il proprio percorso esistenziale al fine di ritrovare la capacità di vivere un’esistenza più creativa e più soddisfacente e di ricoprire in modo più adulto e consapevole i diversi ruoli agiti nella propria vita;
- le organizzazioni, nel perseguire obiettivi coerenti con la propria mission e vision, in armonia con la propria funzione economica e sociale e nell’individuare percorsi di sviluppo in cui la progettualità individuale si possa integrare con quella dell’istituzione;
- la polis, dove l’approccio psicosocioanalitico pone, con la sua modalità di ricerca-intervento, uno sguardo privilegiato sulla cittadinanza consapevole, nell’intento di ricostituire una visione etica ed estetica del vivere sociale, il sentirsi parte di un tutto, la capacità di integrare i propri bisogni con quelli degli altri, in un progetto di vita che possa essere collettivo e non solo individuale.
In questo quadro complessivo si innestano e declinano le conoscenze e competenze distintive caratterizzanti il sapere e il fare dello psicosocioanalista, così intese, come ci ricorda Giuseppe Varchetta: “Una prospettiva proponibile è quella che considera che ogni azione organizzativa agita da un attore organizzativo sia alimentata da un repertorio di conoscenze, da un profilo di capacità, da una cornice valoriale e da tratti caratteriali” esse sono:
Esame di realtà
Ciò che lo psicosocioanalista riesce a far indagare al cliente, in un intervento di sviluppo organizzativo o di consulenza al ruolo, attraverso 4 livelli di lettura e di conseguente processo di comunicazione, corrispondenti ad altrettanti passaggi di ricerca ed elaborazione (metodo del “working through”):
- Dichiarato, l’immagine della realtà considerata così come emerge dalla narrazione o da quanto ricavabile dai documenti organizzativi;
- Presunto, la versione della realtà fornita dal cliente, in base al suo vissuto e alle sue interpretazioni;
- Effettivo, le evidenze della realtà oggettiva e intersoggettiva che emergono dalla narrazione e/o dalla documentazione, facendone affiorare il significato;
- Auspicabile, gli esiti di una possibile modifica della situazione e del dichiarato iniziale; è il cambiamento possibile e contemporaneamente tollerabile relativamente alle circostanze esterne ed interne.
Analisi della domanda
Il processo di indagine e riflessione che si compie nei confronti di una richiesta di intervento da parte di un individuo, un gruppo, un’organizzazione e che consiste nel disporsi in un’ottica di accoglimento e di ascolto delle emozioni e dei pensieri e di una loro analisi ed approfondimento, al fine di cogliere ed elaborare, accanto alla domanda esplicita, i bisogni effettivi, le relazioni implicite e non solo manifeste tra gli interlocutori.
Rilevazione dell’emergente
Cogliere l’emergente significa evidenziare quella parola apparentemente irrilevante o distonica rispetto al contesto in cui viene utilizzata, cogliere quell’emozione, quel cambio di colore e di tono, quel salto logico e/o temporale che segnala un’inversione, un probabile cambio, una modifica non considerata, marginale, trascurabile, ma invece da analizzare e comprendere, propedeutica all’apertura di nuove piste orientate verso una più consapevole e matura conoscenza dei propri meccanismi interni di funzionamento, al fine della riappropriazione e realizzazione del proprio progetto.
Osservazione e ascolto
Osservare in psicosocioanalisi significa attivare un “secondo sguardo”, ossia la capacità di comprendere la globalità per mettere l’altro nella condizione di vedere con i propri occhi come stanno le cose; è usare se stessi e il proprio mondo per far emergere l’oggetto da osservare e la nostra relazione con esso, in una data ipotesi di osservazione.
L’osservazione accurata è abbinata all’ascolto attivo; l’ascoltare non è un atto superficiale, ma comporta partecipazione, presupponendo, quindi, un’impostazione più olistica in cui si fa riferimento alla comprensione del linguaggio non verbale attraverso la vista e l’ascolto emotivo, tramite la sintonizzazione empatica.
Supporto “Io ausiliario”
Lo psicosocioanalista si allea con l’Io del cliente, assumendo nei suoi confronti il ruolo di “Io ausiliario”, di supporto cioè alla sua capacità di pensiero, facilitando in lui – senza sostituirlo – in questo processo di scoperta e di crescita.
Questa competenza raggiunge il suo compimento facendo maturare nell’altro il momento in cui sarà pronto per potergli restituire “in maniera pensabile” e riconoscibile pensieri e soluzioni che potranno essere accolte e quindi praticate da lui stesso, sostenendolo nella sua progettualità.
Controtransfert e transfert
Grazie al processo di attivazione del controtransfert, lo psicosocioanalista (attraverso l’elaborazione delle comunicazioni verbali e non verbali dell’altro, esperisce come propri i suoi sentimenti e le sue emozioni, riconoscendolo), avendo accesso ad una fonte di dati, pensieri e sentimenti sul mondo interiore del soggetto, può trasformare i frammenti emotivi ricevuti rendendoli digeribili e pronti per essere reincorporati come materiale adatto alla crescita esperienziale e di maturazione del cliente.
Mancanza e progettualità
La mancanza assume il duplice e simultaneo significato di condizione di bisogno dipendente e di capacità originaria come vocazione relazionale e strategia specifica dell’umano, fornendogli la possibilità di trovare nell’ambiente esterno e in quello interno le risposte di supporto, di cura e quindi di evoluzione maturativa.
Speculare e integrata con la mancanza è la progettualità, processo finalizzato all’espansione della persona e alla riprogettazione realistica della sua vita attiva e relazionale; uno spazio tempo in cui attivare il proprio puer e rendere possibili e realizzabili dei percorsi di ricerca e di scoperta dove, tramite la relazione di coppia, in gruppo, nell’istituzione, si realizza la possibilità di poter ricreare direzione e capacità.
Ambiguità e capacità negativa
L’ambiguità è uno stato dell’essere caratterizzato dalla sofferta, tollerata, coesistenza dei contrasti e delle simultanee molteplicità.
La capacità di sostare in quello che non è ancora definito, non discriminato, quello che permette la coesistenza di cose, situazioni, attitudini, in altre parole la gestione di questa confusione rende possibile un percorso verso la bellezza.
È la “capacità negativa” descritta come l’atteggiamento emotivo e cognitivo del saper rimanere nell’incertezza, di contenere, senza farsi travolgere dal panico e dall’urgenza di trovare subito una risposta o di prendere una decisione, che permette allo psicosocioanalista di mettersi in relazione costruttiva con l’ambiguità.
Il setting psicosocioanalitico
L’orientamento e la predisposizione ad accogliere e contenere l’altro con partecipazione e contemporaneamente distacco, l’ascolto attivo, finalizzato a fargli individuare nella sua narrazione gli emergenti e non ad interpretare fornendo risposte non elaborate, la capacità e sensibilità di mettersi nei panni dell’altro, nel reciproco riconoscimento e valorizzazione delle differenze, l’aiutarlo ed accompagnarlo in modo presente e discreto, a riscoprire la propria bellezza, sono alcune delle competenze che lo psicosocioanalista identifica come ingredienti costitutivi del setting e della sua gestione.