Luigi (Gino) Pagliarani, nell’introduzione al Glossario di Psicoterapia progettuale (1990), presenta la “finestra psicosocioanalitica”:
- “Genitus”: la condizione di figlio, di generato, messo o venuto al mondo (condizione che ci rende tutti uguali e nello stesso tempo vede ognuno come un unico; il riquadro è evidenziato, rispetto agli altri tre, perché da questa condizione originaria dipende tutto il resto e per tutta la vita)
- “Globus”: il gruppo di ogni dimensione e natura
- “Faber”: l’individuo singolo operante
- “Officina”: alla latina, è il gruppo co-operante in tutti i sensi, e non solo nel significato restrittivo che ha oggi il vocabolo nella lingua italiana
Il quadrato, guardato orizzontalmente, coi settori 1 e 2 (Genitus e Globus) evidenzia il mondo degli affetti, delle emozioni, delle angosce, dei fantasmi affrontato dalla psicoanalisi (Genitus: psicoanalisi individuale o, meglio, duale; Globus: psicoanalisi di gruppo, gruppo analisi).
Mentre coi settori 3 e 4 (Faber e Officina) si evidenzia il mondo dell’operatività, del fare, del produrre affrontato dalla socioanalisi (Faber: consulenza socioanalitica nella gestione del ruolo di una persona; Officina: intervento socioanalitico nell’istituzione secondo l’accezione più larga del termine).
Guardato verticalmente, il quadrato coi settori 1 e 3 evidenzia il mondo al singolare, dell’individuo, mentre coi settori 2 e 4 il mondo al plurale, della società.
La figura, vista staticamente, si presenta come una gabbia dove ogni casella è chiusa e ferma.
Il trattamento psicosocioanalitico consiste nell’aprire i settori, nell’inserire una porta (da aprire o da chiudere) nella «parete», introducendo dinamismo tra questi spazi col risultato di espandere la vita – affettiva e operativa – della persona e del gruppo (istituzione, società, cultura vigente), superando i vissuti e le resistenze che appesantiscono la situazione attuale, in modo che venga gestita secondo la sua realtà effettiva.
«I vettori della parte centrale della finestra – prosegue L. Pagliarani – segnalano l’andirivieni nel tempo tra uno spazio e l’altro, a seconda del processo in corso. Degno di nota è che tale approccio rifonda la connessione dei due verbi amare e lavorare ritenuti capitali dal primo S. Freud, ma poi scissi al punto che la letteratura psicoanalitica sul lavoro antecedente a E. Jaques, è insignificante; indicativa, e legittimante, è altresì la circostanza che vede l’ultimo W. Bion, tornato a pensare e a indagare sui gruppi e sul potere, formulare la necessità di una psicosocioanalisi.
Questa convergenza tra scuola inglese e scuola italiana risulta ulteriormente avvalorata dagli approdi cui è pervenuta autonomamente la scuola neolatina che, con Pichon-Rivière in La teoria del vincolo, è andata oltre S. Freud e la M. Klein».
Le obiezioni fondamentali che sono state rivolte alla proposta i “finestra” sono due:
- Non si capiva in che cosa la psicosocioanalisi differisse dalla psicoanalisi o da una psicoterapia psicoanalitica, dal momento che anche queste si occupavano anche dei problemi di lavoro, di gruppo e sociali che l’individuo o il gruppo presentavano nel corso del lavoro psicoanalitico o psicoterapeutico;
- Gli interventi di consulenza al ruolo (tranne che per la supervisione) o di analisi istituzionale e di formazione non appartenevano al campo psicoanalitico ma a quello della formazione o della sociologia.
Alla prima obiezione si è risposto che la differenza consiste nel fatto che solo dopo l’analisi della domanda gli psicosocioanalisti decidono in quale quadrante della finestra situarsi. Questo fatto comporta una serie di conseguenze: prima di tutto, regolare sulla domanda della persona o del gruppo o dell’istituzione l’assetto interno del terapeuta/formatore e sulla base di questo poi proporre e disporre il contratto e il setting col paziente/cliente.
Alla seconda obiezione si è sempre risposto che consulenza e formazione sono sì state un campo di lavoro poco frequentato dalla psicoanalisi ma che potevano moltiplicare la loro capacità trasformativa se, con le dovute differenze, avessero potuto beneficiare della strumentazione psicoanalitica.
Ma spesso è stato difficile spiegare agli altri il nostro punto di vista.
È da qui che nasce la ricerca in Ariele sia sui singoli “quadranti” della finestra, che sulla struttura della stessa.